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Identità: non puoi non essere chi sei.

ilseve 

Quando si parla di identità, e lo si fa troppo poco, principalmente si parla di cose burocratiche.

La realtà è che l’identità, per quanto sia principalmente un’illusione, è anche la cosa più importante che abbiamo e dalla quale non possiamo scappare.

Noi siamo chi siamo e non possiamo essere nessun altro, non importa quanto ci sforziamo.

Certo, ci sono molti di noi che passano tutta la vita a vivere vite di altri, ma è uno sforzo inutile e un enorme spreco di energia e di risorse. Non solo, è anche una grandissima mancanza di rispetto nei confronti di tutta la società: vivere la nostra vita in maniera sub-ottimale significa togliere dalla società e restituire un apporto parziale e insufficiente.

Come possiamo, infatti dare quello che non abbiamo? Come possiamo essere quello che non siamo? Vediamo perché cadiamo in questa illusione.

Identità e mancanze

Fin da piccoli ci sentiamo dire qualsiasi tipo di aberrazione da genitori, nonni, amici, conoscenti, maestri, professori, passanti e assorbiamo queste idiozie come se fossero realtà.

Questo avviene perché per noi tutto è nuovo e quindi viene giudicato come normale. Non siamo ancora in grado di dare un giudizio di merito sulla realtà e non abbiamo ancora abbastanza parametri per capire se quello che stiamo sentendo è vero o no.

Per questo diventa facile, nonostante le nostre resistenze, credere a queste idiozie. Questo però nel tempo diventa un problema enorme perché l’immagine che abbiamo di noi si mescola a queste “realtà” filtrate da parole e giudizi esterni.

Se questa realtà distorta non coincide con chi siamo veramente, finiamo per non avere un senso di identità, non sapere cosa vogliamo, come lo vogliamo, quando lo vogliamo e perché.

E ha senso: come potrebbe una persona che non sa nemmeno chi è, sapere cosa vuole? Ma questo non è un problema irrisolvibile.

Riprendersi l’identità

Identità

C’è un punto comune di tutte le persone che non hanno un’identità ben definita: stanno male. Che sia apatia, mancanza di emozioni, ansia, panico o depressione, queste persone sono destinate a stare male.

Perché? Perché i desideri più profondi non solo sono inascoltati, ma vengono proprio seppelliti da un dialogo interiore malato, fatto di voci esterne che sparano giudizi affrettati e violenti in ogni momento.

Come fare per tornare a stare bene?

Per prima cosa, bisogna iniziare a questionare questi giudizi, ma prima di poterlo fare, non si può fare altro che osservare il nostro dialogo interiore e la mente: come ci trattiamo? Quali sono le parole che usiamo con noi stessi durante il giorno?

Senza fare per qualche giorno questo tipo di osservazione approfondita, non saremo in grado di discernere cosa è vero e cosa invece è superfluo o completamente falso.

Una volta fatta questa osservazione, magari con l’aiuto di una persona fidata e intelligente (lo so, sono rare), si può cominciare a potare tutto quello che è superfluo o dannoso.

Azioni dannose

Ti ci vedo, incastrato in un’università che non hai scelto tu, o in un lavoro che ti fa cagare solo per portare a casa la pagnotta. Non sai quanto è normale questa situazione. E non sai quanto è dannosa.

Fai un po’ un conto: abbiamo 24 ore al giorno. 9 di queste DEVI passarle a letto (se non lo fai hai un problema enorme, ti stai rovinando la salute in maniera grave e dovresti risolvere SUBITO) te ne rimangono dunque 15.

Di queste 15, una decina di solito se ne vanno per il lavoro.

Te ne rimangono 5 in cui puoi fare quello che vuoi. Non fraintendere 5 ore al giorno sono tantissime se le usi bene. Ma lo sono anche 15.

10 ore a fare qualcosa che non desideriamo fare sono una tortura. Scusa, 10 ore AL GIORNO. Come puoi pensare che questo faccia bene a chi sei? Certo, ogni tanto si hanno necessità impellenti e, temporaneamente, queste scelte hanno senso.

Ma non per tutta la vita. Pensaci, sono 2000 ore all’anno.

Se farai quella cosa per tutta la tua vita lavorativa, saranno 80000 ore circa.

Sicuro di volerlo fare?

A tutte le cose a cui dovresti dire no… dovresti dire no.

Ma come faccio?

Ed ecco che arriva la solita obiezione del “devo mangiare”. Perfettamente comprensibile e infatti, se hai letto bene, potrebbero esserci dei momenti della vita in cui scelte dannose possono essere necessarie. TEMPORANEAMENTE.

Se vuoi avere una vita degna, ora e in futuro, non puoi prescindere dall’essere chi sei davvero. E l’essere chi sei davvero è semplice: non devi fare altro che ascoltarti a fondo e trasformare la vita che conduci in qualcosa che assomiglia di più a chi sei veramente.

Come si riconosce se stai facendo le cose bene? È abbastanza semplice: tutto fluisce in maniera naturale e ti senti felice e sereno, anche durante le difficoltà.

Dunque, come fare a ritrovare la propria identità? Passa un giorno in completa solitudine. Se puoi, passa una settimana in completa solitudine, sconnettiti da tutto e da tutti (avvisandoli, magari, di dove sarai così non si preoccupano) e ascolta tutto quel silenzio e quello spazio.

All’inizio sarà difficile, tutti i tuoi automatismi verranno fuori prepotenti, ti annoierai, ti sentirai elettrico e teso, ma poi dopo qualche minuto o qualche ora, tutto si calmerà e cominceranno ad affiorare cose che avevi dimenticato.

Ricordarti della tua identità.

Tu sei un essere unico. Non c’è e non ci sarà mai nessun altro come te, nemmeno se dovessero clonarti: certo avreste lo stesso DNA, ma l’identità non è codice genetico. L’identità è tutto l’insieme delle cose che ti rendono chi sei. E può evolversi nel tempo: non sarai mai TU. Sarai sempre TU in trasformazione.

Ma questa trasformazione non può prescindere da TE.

Qualunque cosa tu sia, sei tu. E da lì devi partire. Così facendo, sarai in grado di essere e fare cose che ritenevi impensabili. Infatti ci saranno cose per cui tu sei il “perfect fit” e non c’è nessun altro in grado di essere e fare TE.

Lì avrai la chiusura del cerchio, ma non potrai mai trovarla se occupi il tuo tempo a essere qualcun altro, sulla base di aspettative altrui che mai verranno soddisfatte. Non importa quanto strano o strana tu possa essere: sei tu, non ci puoi fare niente.

NON HAI ALTERNATIVE.

Attenzione

Questo non vuol dire che questo deve diventare una scusa per essere mediocre, oppure per lasciar andare delle dipendenze di ogni tipo, incluse quelle affettive, o che tu non debba migliorare chi sei: aumentare le proprie abilità e la propria qualità è un processo necessario.

Adagiarsi non è possibile solo per un motivo: il tempo non si ferma. Il tempo continua a trasformare le cose e tu non puoi essere in una stasi. Perché la tua stasi sarebbe vera in un universo senza il tempo.

Dove il tempo scorre, la tua stasi è una regressione.

Il tuo processo di raffinazione e miglioramento è solo un passaggio necessario per garantirti il meglio che la vita può darti e non c’è motivo per non desiderarlo.

Puoi iniziare da subito.

Comincia a passare del tempo con te stessa, o da solo, e lascia andare tutte le distrazioni e le distorsioni della tua quotidianità. Comincia ad ascoltare il tuo dialogo interiore e a potare tutte quelle voci dannose che ti attaccano e cercano di tirarti giù: la vita è già abbastanza complessa per aggiungere inutili difficoltà, non credi?

Zii dezdezzo

Sii te stesso sembra una frase fatta, ma è una missione molto più ardua da compiere di quanto sembra, perché sono poche le persone su questo pianeta che sanno davvero come si fa e che, dunque, lo possono insegnare.

Ma tutto ciò di cui abbiamo bisogno per cominciare è ciò che sta tra i confini del nostro corpo. Partiamo da lì.

E da lì, costruiamo la direzione che ci appartiene.

Questa è una cosa che facciamo abitualmente in CLICK e che si può affrontare anche singolarmente, qualora ce ne fosse la necessità.

Se hai bisogno di un aiuto esterno, possiamo naturalmente parlarne (calendario permettendo).

Se invece sei autosufficiente, non aspettare un secondo di più: comincia a spogliarti delle sovrastrutture non necessarie e scopri cosa c’è lì dentro da portare fuori nel mondo.

Alla prossima.

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