Scrivo questo articolo perché ci tengo tantissimo a parlare di un concetto semplice, ma complesso allo stesso tempo che è quello del cuore collettivo. Per poterlo fare al meglio, mi tocca parlare dell’esperienza di questi ultimi due anni e mezzo, di CLICK.
CLICK (e se mi conosci un po’ lo sai) è un percorso che ho fatto nascere ad Agosto 2020 che serviva alle persone per trovare la loro direzione nella vita nel minor tempo possibile e nel modo più efficace possibile: un modo che somigliasse loro.
il percorso di per sé ha funzionato, possiamo dirlo tranquillamente, ma quello che si è creato intorno a questo percorso – e cioè una community incredibile e totalmente inaspettata – è molto di più di quel corso ed è lì che ho scoperto l’esistenza di questo concetto del cuore collettivo, perché è la prima cosa che salta agli occhi a chi nota l’interazione di questa community che si è creata tra perfetti sconosciuti.
Com’è nato il Cuore Collettivo.
Se tutto il percorso è iniziato grazie al corso e a un gruppo Facebook che io ho dato a disposizione dei corsisti solo per gestire logisticamente il corso, tutto quello che è nato dopo è merito – e di fatto proprietà – della community stessa, perché in brevissimo tempo hanno cominciato a nascere eventi interni alla community completamente avulsi dal percorso.
Sono nate relazioni di profonda amicizia tra i membri del corso, che si sentivano di notte per ore e io non capivo perché questa cosa succedeva… ma succedeva! Dopodiché, dopo un certo tempo, abbiamo deciso di incontrarci dal vivo e sono nati quelli che chiamavamo i CLICK-nic cioè incontri estemporanei di qualche ora – circa mezza giornata – normalmente a Milano e Roma perché sono i punti più aggregativi d’Italia essendo una community diffusa in tutta Europa.
Dopo i primi incontri di persona, i CLICK-Camp che sono stati effettivamente dei weekend di aggregazione inimmaginabili, con un livello di intimità, verità e apertura mai visti prima. Tutto questo però non è stato solo un contorno, ma un boost per i risultati: quello che mi preme sottolineare è che non è stato solo grazie al percorso, ma grazie all’approccio che la community ha avuto con la community stessa, cioè l’uno con l’altro.
Quello che si è creato – anche probabilmente grazie alla mia modalità all’inizio – è un ambiente di profonda verità e grande intimità anche tra sconosciuti, che ha permesso un’apertura alla vulnerabilità di chiunque e la totale accoglienza di questa vulnerabilità.
L’evoluzione dei singoli.
Questa situazione, unita alla ricerca della propria direzione di ogni membro della community, ha portato prima a un’evoluzione personale di tutti, anche di quelli meno partecipativi (persone che erano un po’ più silenti e guardavano il gruppo più attivo “agire”). In realtà anche i silenti hanno beneficiato e hanno cominciato ad agire e cambiare il loro modo di vedersi in meglio e questo ha portato grandi risultati a moltissimi dei membri della community.
Mi viene da pensare a Emanuele che ha preso la bici ed è andato da Roma a Capo Nord in due mesi e qualche mese dopo Vincenza che, sulla scia di Emanuele, ha detto “voglio fare anch’io un viaggio del genere!”. Si sono dunque messi a organizzarlo Vincenza è partita dalla Tunisia ed è tornata in Italia in bicicletta, attraversando il deserto. Oppure Olena che è andata in India in Ashram, oppure Stella che è diventata un pezzo grosso dell’azienda in cui lavorava e si è trasferita in Lussemburgo: ci sono stati tanti tanti cambiamenti in tutti gli individui e questo secondo me grazie al contesto di solidarietà e per questa base emozionale che io chiamo Cuore Collettivo.
Perché se è vero che in tanti degli eventi della community interni si condivideva conoscenza – chi aveva qualcosa da insegnare agli altri si offriva volontario e faceva delle chiamate in cui passava la sua competenza – oppure le nostre esperienze personali, ma quello che si è creato è un centro, un Core, un cuore che condividiamo tutti: chiunque nella community può dire che è più di una famiglia.
Questa emozione condivisa, che non è consapevolezza e non è intelligenza condivisa, ha permesso a tutti di crescere insieme e di, da una parte, esorcizzare alcuni dolori perché è come se fossero assorbiti dalla community e dall’altra crescere in benessere per sublimazione dalla community… e questa è una cosa che mi ha stupito così enormemente che di fatto qualche mese fa ho donato l’intero progetto alla community stessa.
La potenza della comunità.
CLICK è diventato dunque un progetto globale: si sono formati dei Team, abbiamo fatto un’intera sezione durante un Camp di 3 ore facendo Dragon Dreaming che è una modalità di costruzione e di progettazione che un po’ diversa da quella standard, che serve a fare in modo che tutti si sentano proprietari dell’idea che poi verrà sviluppata.
Stiamo lavorando a livello di community pe procedere e portare questo tipo di contesto in ambiti più ampi e quindi offrire questa possibilità a più persone: questa apertura emotiva questo innalzamento emozionale, nella sicurezza di un contesto del genere ha permesso un’evoluzione rapidissima sia ai più attivi quindi a quelli che si esponevano anche di più degli altri, che ai nascosti quindi alle persone un pochino più introverse che magari si sono esposte di meno, ma che comunque grazie a questo contesto hanno compiuto in due anni un’evoluzione che normalmente al di fuori un contesto del genere o non avrebbero mai potuto fare, oppure non sarebbe mai avvenuta in tempi così brevi.
Perché se è vero che i primi iscritti si sono iscritti due anni e mezzo fa, gli ultimi sono entrati qualche mese fa e comunque stanno portando a casa dei risultati.
Tanti Cuori Collettivi.
Quello che sarebbe bello vedere al di là di CLICK e la vita che avrà da adesso in poi con nuovo assetto crowd, è un proliferare dei contesti di questo tipo in tutto il mondo, perché se potessimo aprirci al Cuore Collettivo come stiamo facendo per l’intelligenza collettiva probabilmente la nostra specie avrebbe un’evoluzione più rapida e probabilmente ci salveremmo anche da molti dei problemi che dovremo comunque affrontare nei prossimi anni.
Parleremo ancora di questo concetto, perché è una cosa su cui vale la pena lavorare in prima persona e supportare anche i progetti che fanno cose simili comunque portano a un obiettivo simile.
Diamo vita a questo cuore collettivo!